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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Jack Frusciante | Bollicine

Jack Frusciante | Bollicine

Jack Frusciante

Jack Frusciante

C’è una caratteristica che marcherà forte gli anni ’90, anzi, diciamo anche gli anni 2000… perché parte da lontano da molto lontano, ed è l’appartenenza. L’appartenenza non è un insieme naturale di persone come scriveva il signor G., ma è ben altro… è “avere gli altri dentro di sé”, è sentirsi parte e forma di un gruppo con il quale condividi gli ideali e i progetti. Nei decenni passati l’appartenenza è stata usata per marcare forte le differenze tra i gruppi, per stabilire linee di demarcazione. Come quelle tra fascisti e comunisti, tra bianchi e neri, tra beatles e rolling stones. Negli anni ’80 andavano forti i gruppi tipo mods, paninari, i metallari e così via, che identificavano una tribù, un modo di vivere e vestirsi. Negli anni ‘90 questa linea di demarcazione e identificazione diciamo inizia a diventare più curva, fino a cambiare in cerchio. Questo cerchio che da un lato identificava chi c’era dentro e dall’altra tranquillizzava chi ne stava fuori. Mi spiego meglio. Il cerchio era la consuetudine, lo schema sociale nella quale la società ti metteva per incanalarti, inquadrarti così da aspettarsi da te un certo tipo di comportamenti e non altri. Questo cerchio quindi tendeva a stringerti molto, a diventare un abito col quale ti trovavi a tuo modo a convivere forzatamente. Ma cosa succedeva quando uscivi da questo cerchio? Quando le certezze e i punti che gli altri avevano come riferimento, improvvisamente, sparivano?

Ha provato a raccontarcelo e lo ha fatto davvero molto bene Enrico Brizzi, nel suo romanzo d’esordio nel 1994 “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, raccontando quella fase in cui il cerchio si fa davvero stretto, cioè l’adolescenza, insieme a quella vertigine e emozione che solo il primo amore può regalarti.

Il titolo fa riferimento all’inaspettato addio del chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, John Frusciante, durante una turnée del gruppo. Un caso strano certamente …chi farebbe un salto fuori da un cerchio così? All’apice di tutto? E da qui parte la storia.

Il protagonista Alex, diciassettenne studente di liceo, a suo modo normale, inquadrato, decide di ribellarsi agli schemi cominciando a dar voce alla rabbia e all’inquietudine che ha dentro, diventando un po’ anarchico, manifestando i suoi sentimenti in maniera diversa da quella dei coetanei, con musica e modi di vestire anti-conformisti. Nel mezzo di questo processo arriva lei, Aidi, la ragazza che riesce a guardarlo come nessun’altra, a vedergli dentro come nessuno fino a quel momento aveva saputo fare.

Sarà amore, travolgente e sincero. Ma anche difficile e purtroppo a tempo. Aidi, infatti, dopo un anno sarebbe dovuta partire per l’America per un anno di vacanza studio e nonostante i forti sentimenti, i tormenti e le gioie vissute insieme manterrà fede a quell’impegno. Un’uscita forte e improvvisa come quella del vecchio John. Per Alex sarà un ritorno sulla terra, su quella realtà sulla quale aveva volato sopra per circa un anno. Senza Aidi nulla sarà più come prima, tutto tornerà a essere “triste e inutile” anche se quel che è successo lascerà un segno indelebile che non scomparirà più.

Jack Frusciante è un romanzo intenso, bellissimo e coinvolgente, così come la storia d’amore che racconta. Così come il periodo della vita in cui è ambientata. Adolescenza e primo amore… un insieme irripetibile e esplosivo che non avrai più nella vita, un tornado capace di portarti in alto e improvvisamente sbatterti violentemente a terra. Un viaggio, un sogno, una scossa elettrica che ti lascia tramortito a terra ma che vorresti subito afferrare di nuovo. Non è possibile purtroppo. Niente è più come prima, né te e né la scossa elettrica. Niente è come la prima volta, niente è come l’energia dei 16 anni, niente è forte come la vertigine del primo amore. Niente è forte come la vita che si respira forte nella pagine di questo libro.

Brizzi ha avuto un libro d’esordio stellare ma non è riuscito in seguito a sfornare romanzi altrettanto intensi. Jack frusciante è rimasto dentro agli anni ’90 ma il suo filone è stato ripreso poi da altri scrittori, uno su tutti Moccia, che hanno saputo raccontare bene quelle emozioni calandole nella realtà più tecnologica ma non meno entusiasmante dei decenni successivi.

Quel che resta alla fine di romanzi come questo è una strada, un indizio che porta alla felicità, ad afferrarla magari anche per un attimo solo. Ma soprattutto una domanda: si è proprio sicuri di volerla afferrare questa felicità e di tenersela, oppure ci piace più questa voglia di afferrarla e l’adrenalina che ci fa correre e lottare ogni giorno con tutte le forze per afferrarla?

Matteo Pardini

Matteo Pardini

Blogger di WIP Radio con le sue "Bollicine".

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