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Piove, governo ladro? | L’Amico del Giaguaro

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Piove, governo ladro?

Il Bisagno a Genova è un torrentaccio matto e rovinoso, ma che ogni due o tre anni decida di andarsene a giro per la città a suo piacimento è un po’ troppo e neanche ad ogni evento del genere possiamo dire il classico “piove, governo ladro?”. O sì? E se non diciamo, perché troppo qualunquistico, “governo ladro”, forse potremmo dire più educatamente “disattento”, “inefficiente”, sommerso da una burocrazia assurda che blocca i lavori necessari per anni. Perché non è possibile che una delle più grandi città italiane si ritrovi sommersa da un’ondata di acqua fangosa, la seconda volta in due anni, senza che nessuno provi la minima vergogna. E alla fine anche il povero Bisagno ha poca colpa, lui è là dalla notte dei tempi, che scorre dalle balze d’Appennino al mare, il problema è cosa è successo intorno a lui per decenni. Perché intorno al torrente c’è “una rovina abitata”, come ha detto lo scrittore Maurizio Maggiani: decenni di cemento autorizzati – guardate bene, non abusivi -, letti di torrenti cementati, così l’acqua scorre meglio ed è più rovinosa, case che occupano quello che era il greto, nessun controllo di quelle acque che scendevano dalle alture. Allora il Bisagno si riprende quello che era suo, ma si sa, è matto e rovinoso. Dobbiamo abituarci a convivere con il “disastro”, forse sì, forse abbiamo innescato processi così irreversibili che dovremo convivere con cento, mille bisagni, appesi ad un bollettino meteo di una qualche agenzia regionale, pronti a stare ai piani alti se non vogliamo trovarci con i piedi a mollo. Eppure tutte le volte assistiamo alla solita farsa: ci si indigna, si deplora, ci si impegna, si dice come era verde la mia valle, ma il Bisagno sa che sono parole vuote e quindi ogni tanto decide di far vedere chi è. Basterebbe questo a consigliare un briciolo di buon senso? Assolutamente no. L’Italia frana e si allaga, ma nessuno che dica stop o meglio recuperiamo, riconvertiamo, restauriamo non consumiamo più suolo e acqua. Basta pensare al Piano Paesaggistico della Toscana presentato dall’assessore regionale Anna Marson, uno dei primissimi in Italia, un piccolo grande segno di civiltà della nostra Regione (insieme alla Puglia). Cosa complessa da discutere in poche righe ed infatti non lo faccio, giudizi complessi e spesso tecnici, ma c’è un indizio che fa vedere come ci sia strada da fare. Il piano contiene un “consiglio”, si guardi bene non un divieto statalista, ma un semplice consiglio: quello di non trasformare il paesaggio in una sorta di monocoltura a vite, un paesaggio fatto di monotoni filari, redditizi sicuramente, di una coltura industriale, spesso destinata ai mitici vini in cartone da poco prezzo, che non rappresenta niente di tradizionale e spesso impoverisce il territorio, lo rende fragile. Apriti cielo, un “consiglio” statalista e stalinista, si vuole limitare la “libertà” di sfruttare il territorio, si vuole limitare il libero mercato (verrebbe voglia di dire che il territorio integro è anche “bene comune”); si innestano polemiche di partiti ormai fluidi se non volatili, ridotti allo stato gassoso di polemiche di gruppettini di interessi. Naturalmente fino alla prossima disgrazia, come quella del vigneto industriale che è scivolato a valle in Veneto, facendo varie vittime. E allora ci si indigna, si piange, si promette. Il Bisagno matto ha capito come vanno le cose ed ogni tanto si prende la sua ora di libertà.

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Tiziano Arrigoni

Tiziano Arrigoni

Tiziano Arrigoni

Massetano - follonichese - piombinese - solvayno, insomma della Toscana costiera, con qualche incursione fiorentina, Tiziano Arrigoni è un personaggio dalle varie attività: scrittore di storia e di storie, pendolare di trenitalia, ideatore di musei, uomo di montagna sudtirolese ed esperto di Corsica, amante di politica - politica e non dei surrogati, maremmano d'origine e solvayno d'adozione, ecc. ecc... ma soprattutto uno che, come dice lui, fa uno dei mestieri più belli del mondo, l'insegnante (al Liceo Scientifico "E.Mattei" di Solvay) e, parlando e insegnando cose nuove, trova ispirazione e anche "incazzature", ma più la prima, dai suoi ragazzi di ieri e di oggi.

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